Alzi la mano chi ha usato Google. Tutti, vero? Il motore di ricerca californiano è ormai utilizzato per oltre il 90% delle ricerche fatte sul web da utenti italiani. Il successo del colosso di Montain View è dovuto alla qualità dei risultati che ci presenta nell’esatto momento in cui stiamo facendo una ricerca. Google quindi rappresenta un’opportunità anche per le nostre campagne di raccolta fondi. Come possiamo sfruttarlo?
Un po’ di storia
Diversi anni fa essere posizionati tra le prime posizioni di un motore di ricerca era abbastanza semplice: l’algoritmo era ancora acerbo, i siti web erano in numero decisamente minore rispetto a quelli di ora e con qualche “trucchetto” e i giusti tag era possibile ottenere risultati esaltanti, ad esempio essere nella prima posizione per ricerche tipo “raccolta fondi”.
Sfruttando i trucchetti del mestiere e i bug dell’algoritmo qualsiasi sito, però, avrebbe potuto entrare in competizione con quello della nostra associazione, confondendo gli utenti e raccogliendo (spesso in maniera truffaldina) le donazioni a noi destinate.
Gli ingegneri di Google decisero allora di correre ai ripari ed iniziò una “guerra” tra Google e “SEO”: da una parte chi voleva impedire il posizionamento di siti di bassa qualità sulle proprie pagine, dall’altra chi cercava di scoprire sempre nuove tecniche e bug dell’algoritmo di ranking per poter posizionare i propri siti web.
Lo stato attuale
Nel corso del tempo l’algoritmo di Google è diventato sempre più sofisticato, comprendendo secondo alcune fonti centinaia di parametri per poter decidere il ranking di una pagina web, sono state introdotte penalizzazioni per alcune tecniche SEO usate storicamente e considerate scorrette (tra i tecnici definite “black hat”). Negli ultimi tempi inoltre i risultati sono sempre più legati alla geo-localizzazione o personalizzati sulla base delle storico delle ricerche di ogni utente, della cronologia, del comportamento sui siti visitati… Il lavoro del SEO si è sempre più evoluto. O almeno dovrebbe. A questo punto una domanda è d’obbligo: come posso valutare le performance di una campagna SEO dedicata alla nostro fundraising?
SEO di successo? Ce lo dice Google Analytics
Agli albori della SEO una campagna di successo si vedeva facilmente: se la mia pagina web si posizionava in prima posizione per alcune chiavi che avevo scelto (ad esempio “raccolta fondi”), era fatta: chiunque avesse fatto quella ricerca avrebbe sicuramente visitato il mio sito. Un SEO valutava le proprie performance semplicemente sul ranking.
Facendo un salto temporale di diversi anni, ancora oggi ci sono SEO che forniscono report di posizionamento o cercano di vendere “la prima pagina di Google”. Come detto precedentemente al giorno d’oggi non esiste un’unica pagina di risultati per una determinata parola chiave, anzi potenzialmente il ranking potrebbe cambiare anche se io facessi la solita ricerca dal computer in ufficio e dal computer di casa. Chi vi dice “sei in prima posizione con tale keyword” o mente sapendo di mentire o non sa di cosa sta parlando!
Dal nostro punto di vista l’unico parametro che possiamo analizzare per capire se la SEO dedicata al fundraising sta avendo risultati è la percentuale di visite che provengono da ricerche organiche, cioè controllare attraverso Google Analytics la provenienza dei visitatori e capire se il sito sta registrando un aumento di visite da parte di utenti che hanno fatto una ricerca su Google. Un incremento di questo dato ci dice che il nostro lavoro sta andando nella giusta direzione, un decremento deve essere un campanello d’allarme che ci deve far correre ai ripari.
Basta questo a capire le performance della nostra campagna SEO? Continua a seguirci, nei prossimi articoli troverai la risposta.