La CSR in Italia è da record

Ne ha dato notizia l’Osservatorio socialis: il VII Rapporto di indagine sull’impegno sociale delle aziende in Italia a cura dell’Osservatorio Socialis in collaborazione con Baxter, FS Italiane, Prioritalia e Terna e presentato al Ministero dello Sviluppo Economico, presenta dati da record. Nella nota di presentazione sul sito l’Osservatorio socialis evidenzia come siano “i dati più elevati percentualmente degli ultimi 15 anni: l’80% delle imprese italiane con oltre 80/100 dipendenti dichiara di impegnarsi in iniziative di CSR, per un investimento globale che ha raggiunto la cifra record (dal 2001 anno in cui si iniziò a monitorare il fenomeno) di 1 miliardo e 122 milioni di euro nel 2015.”
“La CSR” – prosegue la nota – “da strumento accessorio e poco considerato sembra dunque essere diventata un valore essenziale per le imprese. Coinvolgimento dei dipendenti, attenzione all’ambiente, lotta agli sprechi, ottimizzazione dei consumi energetici e ciclo dei rifiuti: questi i terreni di maggiore impegno dichiarati dalle aziende impegnate in CSR.”
E sempre secondo il VII Rapporto CSR in Italia 2016, “a sostenere la spinta virtuosa sono i consumatori, che premiano le aziende più etiche, mentre le istituzioni nazionali sono attese al varco del recepimento della Direttiva UE 95/2014, che dovrà regolare la rendicontazione delle imprese con più di 500 dipendenti in tema di ambiente, politiche di genere, diversità, politiche sociali, anticorruzione.”.

Donazioni ai terremotati: tante iniziative, serve trasparenza

Il dolore in questi giorni è immenso, non riusciamo a staccarci dagli speciali in tv e dall’hashtag #terremoto sui social network per avere aggiornamenti in diretta, catturare immagini della devastazione e dei soccorsi, contare – purtroppo – il numero crescente delle vittime. Ma come spesso accade in occasione di questi tragici eventi, l’esperienza del dolore si accompagna a quella della generosa solidarietà che tanti volontari e semplici cittadini dimostrano in mille modi diversi.

Vogliamo dedicare questo articolo a questo, raccontando, a poche ore dal sisma, le prime iniziative di solidarietà che sono state intraprese. Lo facciamo non per arricchire una cronaca già intasata di informazioni, ma dal punto di vista di tecnici che osservano il fenomeno donativo e le esperienze di raccolta fondi.

Così abbiamo osservato nella giornata di ieri 24 agosto, le prime iniziative che sono state prese, con l’apertura di una raccolta da parte di CRI – Croce Rossa Italiana, possibile sia tramite conto corrente che online direttamente dal sito web istituzionale. L’iniziativa, ripresa immediatamente anche da molti organi di stampa è circolata moltissimo sui social (Twitter soprattutto).

A seguire, l’iniziativa lanciata sui social e da food blogger, e rivolta ai ristoratori per destinare 2 euro per ogni piatto di pasta all’amatriciana (1 euro dal cliente, 1 euro dal ristoratore), iniziativa senz’altro creativa, che richiama le origini (da Amatrice) del piatto tradizionale. Sull’impatto della raccolta naturalmente non è possibile fare stime, data la diffusione ed essendo legata forse più ad una fase emozionale dei primi giorni post terremoto.

Twitter, tra i social, è poi naturalmente stato tra i più seguiti nelle fasi immediatamente successive alle 3.36, ora della scossa principale, è si è rivelato molto interessante anche per l’appello lanciato dall’AVIS territoriale, poi rilanciato e raccontato anche dagli organi di stampa nazionali, per la raccolta del sangue. Appello che ha generato un fenomeno donativo immediato e che ha portato le stesse organizzazioni della donazione a lanciare un appello successivo per programmare la donazione (cfr. comunicato congiunto AVIS, FRATRES, FIDAS, CRI).

A seguire, tante, tantissime iniziative di raccolta promosse da organizzazioni nazionali e locali, comitati e imprese. La CEI – Conferenza Episcopale Italiana si è mossa tempestivamente annunciando uno stanziamento di un milione di euro dall’8×1000 per gli aiuti immediati e l’organizzazione di una raccolta in tutta Italia per domenica 18 settembre, modalità queste che denotano una prontezza nella risposta, ma anche la capacità pianificare in modo più organizzato una raccolta strutturata.

Non possiamo citare tutte le iniziative che in queste ore vengono intraprese dalle organizzazioni non profit italiane, sia quelle impegnate direttamente sul campo, citiamo ANPAS ad esempio, presente con i propri volontari di protezione civile, che ha lanciato una raccolta con l’apertura di un conto corrente. Come ANPAS anche molte altre associazioni hanno promosso questa modalità, benché non impegnate direttamente nella fase di soccorso e nei nuclei di protezione civile. Le Misericordie d’Italia, anch’esse presenti con molti mezzi e volontari sul campo, al momento non hanno ritenuto opportuno attivare l’apertura di un conto corrente dedicato né la raccolta di generi alimentari (da Firenze – comunicano – sono già partiti 4 camion di scorte che verranno distribuite direttamente alla popolazione grazie alla collaborazione di Unicoop Firenze), preferendo prima effettuare una verifica delle reali necessità sui territori colpiti.

Lo stesso mondo imprenditoriale si sta mobilitando. Le cronache raccontano di interventi da tutta Italia da parte di imprese che collaborano con l’invio di generi alimentari e quanto occorrente in queste prime ore. E’ senz’altro un’immagine suggestiva e di solidarietà vera (da apprezzare, quindi), ma che – senza voler aprire un capitolo polemico – denota tuttavia una mancanza di organizzazione e semmai un rischio di dispersione delle energie o di far arrivare generi non necessari in qualità o in quantità.

Non ultimo l’SMS solidale promosso dalla Protezione Civile. Su richiesta del Dipartimento della Protezione Civile stesso, d’intesa con le Regioni colpite dal terremoto e grazie agli operatori di telefonia mobile e ai media, è stato attivato il numero 45500 per la raccolta di fondi attraverso l’invio di sms del costo di 2 euro. È possibile donare anche chiamando da rete fissa lo stesso numero. Il servizio è attivato con gli operatori nazionali Tim, Vodafone, Tre, Fastweb, CoopVoce, Wind e Infostrada, TWT, CloudItalia e PosteMobile. I fondi raccolti saranno trasferiti dagli operatori, senza alcun ricarico, al Dipartimento della Protezione Civile che provvederà – specifica la nota del Dipartimento stesso – a destinarle alle regioni colpite dal sisma.

Gli stessi media ormai – lo ricordiamo anche in occasione di precedenti calamità – si fanno promotori di iniziative di raccolta fondi. E’ ad esempio il caso del Corriere della Sera e del Tg La7 che promuovono insieme all’SMS Solidale del Dipartimento Protezione Civile anche Un aiuto subito, una specifica raccolta tramite versamento su conto corrente.

Capitolo trasparenza. Finalizzazione della destinazione dei fondi raccolti, rapidità nella erogazione e nell’impiego, realizzazione di opere concrete, raggiungimento degli obiettivi, comunicazione trasparente, sono solo alcuni degli aspetti che tutti siamo chiamati ad assicurare, organizzazioni, operatori del settore, istituzioni, media. Pur non essendo questo il tempo della riflessione e lasciando spazio all’azione, ci permettiamo tuttavia di osservare come sarebbe quantomai opportuna l’adozione non tanto di un sistema di controllo dall’alto, quanto di un codice di autoregolamentazione, tale da responsabilizzare i singoli enti che intraprendono iniziative di raccolta e garantire così una completa trasparenza a tali iniziative. Non vogliamo in alcun modo dubitare né degli enti e delle organizzazioni che abbiamo citato quali buoni esempi di iniziative di raccolta, né di tutti gli altri che in queste ore meritoriamente si sono attivati con modalità similari. Certo, crediamo che questa posizione possa essere condivisibile, la trasparenza in questo ambito è un valore e modalità che ne garantiscano una più immediata riconoscibilità da parte dei tanti donatori, non può che essere nello stesso interesse dei promotori.

Non poteva mancare il crowdfunding. Il primo che abbiamo monitorato è sulla piattaforma Eppela con un progetto della Croce Rossa Italiana – Comitato di Lucca. Il crowdfunding potrebbe in effetti essere una strategia particolarmente efficace anche per rilanciare l’attenzione e la collaborazione dal basso alla ricostruzione, magari intercettando anche donatori internazionali, specie quando i riflettori non saranno più accesi e sarà più complesso raccogliere fondi per la ricostruzione.

Fundraising e impresa sociale: novità in vista!

L’impresa sociale sembra davvero essere tra gli aspetti cruciali della Riforma del Terzo Settore recentemente varata dal Parlamento con la legge delega al Governo che, entro maggio 2017 andrà a legiferare nel dettaglio con (attesi) numerosi decreti attuativi.

Cosa c’è di novità? In realtà la legge delega, anche sul punto dell’impresa sociale, traccia in modo generale la nuova disciplina. Quel che è certo che si interverrà sul versante delle materie con un ampliamento dei campi di azione, un intervento diretto a consolidare il mondo della cooperazione sociale come impresa sociale di diritto e sicuramente anche un atteso ampliamento delle condizioni agevolative, ciò che in definitiva – tra varie altre questioni – in questi anni ha impedito all’istituto dell’impresa sociale di svilupparsi. Del resto il Terzo Settore in questi anni di crisi ha dimostrato non solo di ‘reggere’ il colpo, ma di generare condizioni di sviluppo, non ultimo anche in ottica occupazionale.

Non desta pertanto sorpresa che l’impresa sociale possa trovare nella nuova Riforma un volano di sviluppo, la creazione di condizioni operative e di contesto favorevoli. Su questi aspetti naturalmente il percorso che porterà alla emanazione dei decreti attuativi, è ancora aperto ad un dibattito che addetti ai lavori e organizzazioni di rappresentanza, potranno senz’altro contribuire a delineare offrendo i propri spunti e suggerimenti.

Uno degli aspetti che probabilmente è tra i più interessanti e che meriterebbe una disciplina ampia e comprensiva, è quello delle risorse per l’impresa sociale. Possiamo parlare quindi di fundraising per l’impresa sociale? Forse sì, e non solo nel senso tradizionale di ricerca di donazioni/sponsorizzazioni. Forse anche su questo aspetto la disciplina potrebbe offrire un’opportunità, ma l’aspetto probabilmente più interessante potrebbe essere rappresentato dall’estensione all’impresa sociale delle condizioni agevolative oggi riservate alle start up innovative, inclusa la possibilità di accedere all’opportunità di finanziamento attraverso l’equity crowdfunding (forma di crowdfunding che permette l’accesso a capitale di rischio, possibilità in Italia oggi riservata solo alle start up innovative e alle PMI innovative appunto). Si tratta di un’estensione importante perché colloca l’impresa sociale nella sua reale dimensione di impresa e non semplicemente di un’organizzazione nonprofit a cui destinare donazioni, sponsorizzazioni o finanziamenti pubblici. Si tratta di un’opportunità perché consente anche in maniera adeguata la ricerca di capitale di rischio dalla comunità. L’impresa sociale (di comunità) potrebbe diventare un modello di successo e diffuso, capace di generare una partecipazione del tutto inedita alle produzioni di beni e alle erogazioni di servizi di utilità sociale.

Noi di Myfundraising seguiamo direttamente lo sviluppo di queste nuove opportunità, avendo esperienza di lavoro e di sviluppo di impresa sociale e avendo a cuore le nuove opportunità di sviluppo di fundraising, soprattutto se promosse attraverso strategie digitali. Non resta che rimanere sintonizzati (stay tuned!) sugli sviluppi dei prossimi mesi.

La Riforma del Terzo Settore… finalmente!

La Riforma del Terzo Settore (finalmente, ma non tutti sono soddisfatti ndr) è stata votata in via definitiva dalla Camera dei Deputati, dopo l’approvazione dello scorso mese da parte del Senato. Vediamo in breve cosa cambierà per associazioni, imprese sociali. A partire da una riforma nella riforma che investe in realtà una materia che non investe solamente il Terzo Settore. Si tratta del Servizio Civile Nazionale, per il quale si prevede che esso mantenga forte l’aggancio alle finalità di difesa della Patria con mezzi non armati e nonviolenti e di promozione dei valori costituzionali solidaristici. Un Servizio Civile, qui sta la novità principale, che divenga Universale, con la capacità cioè di costituire effettivamente, attraverso una programmazione pluriennale dei ‘contingenti’, un’opportunità per un’intera generazione di giovani.

La definizione di Terzo Settore

Ma un primo aspetto che la legge delega svolge è quello di identificare un carattere comune, di taglio definitorio, al Terzo Settore. Il Terzo Settore, si legge all’art. 1, è “il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi. Non fanno parte del Terzo settore le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche”. Il punto sarà essenziale nella stesura dei decreti attuativi, specie laddove si andrà ad intervenire sulla materia fiscale e agevolativa.

Il codice del terzo settore, dovrebbe contenere – secondo quanto definito dalla legge cornice – la disciplina comune ai diversi Enti, incluso un lavoro sulle modalità di rendicontazione, verifica e controllo e l’istituzione di un Registro Nazionale del Terzo Settore. Punto rilevante, è poi la previsione che il legislatore delegato intervenga sulle forme di partecipazione all’elaborazione delle politiche pubbliche, un aspetto appena accennato nella Riforma, ma che tocca un punto delicato, quello delle policy, tema non disgiunto poi da tutta la questione dell’affidamento dei servizi al Terzo Settore su cui è attesa e auspicabile un’armonizzazione della normativa alla luce del nuovo Codice degli Appalti, della normativa comunitaria, anche alla luce delle recenti sentenze della Corte di Giustizia Europea in materia, e del ruolo che sta assumendo in questo ambito l’ANAC, Autorità Anticorruzione, che già all’inizio di questo anno ha emanato delle Linee Guida sull’affidamento dei servizi al Terzo Settore.

Le novità per i C.S.V.

Sul versante del volontariato e dell’associazionismo, la legge delega prevede che il Governo intervenga per armonizzare anzitutto la normativa vigente, che pertanto è atteso che resti in vigore, salvo che per gli elementi che in questa direzione verranno introdotti. Connesso a questo intervento, anche l’introduzione di criteri e limiti relativi al rimborso spese per le attività dei volontari, un punto delicato che auspicabilmente vada a definire criteri capaci di preservare il carattere di gratuità dell’apporto volontario e intervenga per evitare situazioni di uso improprio del rimborso spese. I Centri Servizi per il Volontariato potranno essere gestiti da tutti gli enti del terzo settore (ad esclusione di quelli di cui al libro V del C.C.), pur lasciando la maggioranza degli organi di governo al volontariato e, nel quadro di un sistema di accreditamento, potranno anche svolgere funzioni di controllo delegate dal Ministero. I nuovi assetti, tuttavia – una partita che anche in questi giorni muove un acceso dibattito all’interno del mondo stesso dei CSV – non può essere affrontato senza anche la questione del finanziamento al sistema del volontariato, anche in virtù di un contesto – quello delle Fondazioni di origine bancaria – che stanno mostrando un’evoluzione. L’obiettivo per il volontariato è senz’altro quella di collocarsi in una dimensione di cambiamento, ma di rivendicare anche la capacità di poter svolgere il proprio ruolo e assicurare a sé il proprio sviluppo.

La nuova impresa sociale

L’impresa sociale, appare, uno degli ambiti su cui la Riforma intende intervenire nell’ottica di un suo rilancio e sviluppo, da un lato andando a individuare la cooperazione sociale come impresa sociale di diritto, dall’altro andando ad intervenire nuovamente su materie e modalità di gestione e per l’inserimento lavorativo su un ampliamento delle categorie dei soggetti svantaggiati. Quello sull’impresa sociale rappresenta senz’altro uno degli assi portanti della riforma. Del resto, l’esperienza delle imprese sociali ex lege, finora – anche in assenza di un profilo agevolativo o capace comunque di garantire lo sviluppo d’impresa – ha avuto poco successo, con numeri che in questi anni sono assolutamente marginali. Si tratta invece di un ambito sul quale il Legislatore intende puntare, anche per generare ulteriori condizioni di innovazione e sviluppo in ambito sociale con auspicabili ricadute anche sul piano occupazionale e dell’inclusione sociale.

Aspetti fiscali e tributari

Gli aspetti – non per ultimo – di carattere fiscale e tributario – toccano la necessità di un’armonizzazione e di un riordino delle misure agevolative per i diversi soggetti di Terzo Settore; questo rappresenterà senz’altro un punto delicatissimo e di grande attenzione, dal quale sono attese almeno due cose: un sistema più chiaro che definisca tali misure, anche a fronte dell’adozione di modalità gestionali e di controllo adeguate, dall’altro l’apertura anche a nuove opportunità di sviluppo e finanziamento per il Terzo Settore tra cui anche la possibilità di raccolta di capitali di rischio evidentemente per i soggetti di impresa sociale.

“La Casa Ideale” per le Nonprofit

La casa ideale” è un’iniziativa di Leroy Merlin Italia e Yunus Social Business Centre University of Florence in collaborazione con Fondazione Italiana Accenture, che intende selezionare i 30 migliori progetti di accoglienza e inclusione sociale proposti da organizzazioni non profit, presentati da Giugno a Dicembre 2015, per premiarli con uno sconto sui prodotti Leroy Merlin tra il 20% e il 40%. Il prezzo dei prodotti acquistati andrà a coprire i soli costi vivi e non genererà alcun margine per l’azienda. Da Leroy Merlin sostengono che donare è “bello” ma non è sostenibile a lungo termine, mentre in questo modo potranno essere supportati un maggior numero di associazioni.

Come partecipare

La casa ideale” si rivolge a tutte le organizzazioni non profit operative sul territorio italiano e attive da almeno due anni, che potranno candidare le proprie iniziative dalle ore 12.00 del 1° giorno fino alle ore 12:00  del 20° giorno di ogni mese a partire da Giugno 2015 fino a Dicembre 2015 (con esclusione del mese di Agosto).

Partecipare al concorso offre anche l’opportunità di acquisire competenze per realizzare le proprie iniziative: avrete infatti a disposizione un corso e-learning con video tutorial e schede esplicative per un ottimale utilizzo dei prodotti e per rendere fruibili, abitabili e più adatti, gli spazi dedicati alle vostre iniziative.

Come presentare la candidatura

  • accedere al form di partecipazione cliccando sulla barra “Partecipa al concorso”, in fondo alla pagina ufficiale dell’iniziativa: http://lacasaideale.ideatre60.it/;
  • effettuare la registrazione alla piattaforma ideaTRE60 (come persona giuridica) o il login, se già registrato;
  • iniziare la compilazione del form di partecipazione, inserendo il “Titolo” della propria iniziativa;
  • completare il corso e-learning propedeutico – ma facoltativo – per la  partecipazione al concorso;
  • concludere la compilazione di tutti i campi del form di partecipazione e allegare i documenti richiesti;
  • inviare la propria iniziativa cliccando su “Invia idea”.

I premi

Leroy Merlin in collaborazione con lo Yunus Social Business Centre University of Florence selezionerà, entro la fine di ogni mese di attivazione del concorso, i 5 migliori progetti (per un totale di 30 progetti complessivi) che potranno accedere ai prodotti Leroy Merlin con una riduzione di costo compresa tra il 20% e il 40%.

Il tuo progetto

E tu hai in mente un progetto di “casa ideale”? Realizziamolo insieme, contattaci ora.

Link correlati:
Regolamento completo
Leroy Merlin Italia
Yunus Social Business Centre University of Florence
Fondazione Italiana Accenture

L’Europa a Firenze, si parla anche di crowdfunding e fundraising

Al via la III edizione del Festival d’Europa. Dal 6 al 10 maggio

Centoventi iniziative in 40 location disseminate sul territorio fanno della città di Firenze un grande laboratorio di cultura, spettacolo e sperimentazione su temi europei e non solo. In programma anche la Notte Blu: 50 eventi di musica, teatro, cinema, arte circense, fotografia e live cooking. Ecco la III edizione del Festival d’Europa che si tiene nel capoluogo toscano dal 6 al 10 maggio.

Cinque giorni pieni nei quali si parla di Europa in tutte le sue forme: dalla cultura alla didattica, dalle istituzioni all’economia, dall’Università alla cittadinanza. Occasioni uniche di dibattito dove si affronteranno anche temi scottanti come le politiche migratorie, la sicurezza dei nostri dati e la sorveglianza dei cittadini.

Tra i relatori il Presidente del Consiglio Matteo Renzi; l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni; l’Alto rappresentante UE per la Politica estera Federica Mogherini; l’ex premier Giuliano Amato; ex presidente UE, Romano Prodi; il premier greco Alexis Tzipras e altri esponenti della politica internazionale.

Sono coinvolte le maggiori Istituzioni europee, nazionali e locali: Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Istituto universitario europeo, Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Ufficio di Informazione del Parlamento Europeo in Italia, Consiglio d’Europa, Regione Toscana, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Agenzia Erasmus+ Italia/INDIRE, Università degli Studi di Firenze e Camera di Commercio di Firenze. Il Festival è realizzato con il supporto dell’Agenzia Nazionale per i Giovani mentre il coordinamento è affidato a Fondazione Sistema Toscana.

Quattro le iniziative del Festival inserite nelle tematiche economiche, tra queste, l’8 maggio dalle 14.30 alle 17.30, il seminario “Fundraising, crowdfunding e valutazione d’impatto: quali strategie per profit e nonprofit?“.

È un seminario formativo/informativo gratuito sulla valutazione d’impatto sociale ed economico (es. SRoI – Social Return on Investment) dei progetti che tali fondi vanno a sostenere, anche nell’ambito di percorsi di responsabilità sociale d’impresa.

Relatori del seminario sono Emanuele Gambini, amministratore di Myfundraising; Ivano Magno, SEO/SEM di Myfundraising; Enrico Testi e Marco Bellucci, rispettivamente direttore e project manager di Yunus Social Business Centre University of Florence (vedi programma).

Sono disponibili 50 posti per Enti e imprese, professionisti, imprese sociali ed organizzazioni nonprofit interessati al tema. Sarà un momento di confronto sulle strategie di raccolta fondi, sempre più decisive nello sviluppo delle attività e dei progetti delle organizzazioni non-profit ma anche del mondo profit.
Partners dell’incontro sono: Camera di Commercio di Firenze, Yunus Business Centre University of Florence e il laboratorio ARCO, entrambi con sede presso PIN S.c.r.l. Polo Universitario Città di Prato e Myfundraising srls. (sp)

Per iscriversi occorre inviare la scheda di partecipazione entro il 7 maggio p.v. via email a promozione@fi.camcom.it o al numero fax: 055 2750.364.

http://www.festivaldeuropa.eu/
FB https://www.facebook.com/festivaldeuropa
Twitter #FDE15

I tre must della filantropia responsabile

E’ certo che la filantropia non sia sinonimo di responsabilità sociale d’impresa (CSR – Corporate Social Responsability) e, anzi, la CSR ha impiegato molto a sottolineare un differente approccio non riconducibile (e forse anche non riducibile) ad esperienze, pur meritorie, di filantropia aziendale. Tuttavia è da chiedersi se in un più ampio significato di responsabilità sociale non vi siano anche comportamenti orientati da principi etico-sociali che investono non solo il processo produttivo dell’azienda (ad es. la responsabilità ambientale, il fatto di ottenere certificazioni etiche ecc.), ma anche i suoi rapporti con il contesto sociale, con il quale costruire anche percorsi di sostegno e persino di co-investimento.  Proviamo a fissare tre punti cruciali, potremmo chiamarli i tre must della filantropia responsabile:

1. Essere socialmente responsabili. Non puoi fare filantropia senza essere socialmente responsabile nella tua attività aziendale. Saresti incoerente e metteresti in difficoltà l’organizzazione nonprofit. Per altro verso, l’organizzazione nonprofit deve avere la stessa coerenza, cercando partnership solo con chi dimostra di essere socialmente responsabile ed essendolo essa stessa.

2. Cercare partnership solide. Spesso vediamo esperienze di un sostegno occasionale a progetti o ad iniziative sociali che, al di là dell’aspetto importante, ma non esclusivo, della raccolta fondi, non danno idea di solidità, di un percorso comune condiviso di partecipazione al progetto, di sostegno all’idea, di condivisione dei motivi. Questi aspetti sono invece decisivi, perché possono motivare anche altri a donare, a sostenere la causa con importi maggiori e possono far nascere esperienze di collaborazione inattese ed innovative.

3. Rendicontare. Regola madre che vale per tutti. Per l’impresa come per la nonprofit. Si possono trovare strumenti e modalità anche integrate di rendicontazione, ma mai dimenticare di farlo o trascurare questo aspetto!
Sei un’impresa e vuoi fare un percorso di responsabilità sociale? Sei una nonprofit e vuoi cercare donatori corporate socialmente responsabili? Contattaci, costruiamo insieme un progetto vincente!

Riforma del terzo settore: un primo passo decisivo

E’ notizia dei giorni scorsi l’approvazione in Commissione parlamentare del testo della Legge delega sul Terzo Settore, un primo importante passo – potremmo dire decisivo – verso una riforma organica e complessiva, attesa da anni. Molti sono gli aspetti toccati, di cui al momento il testo contiene naturalmente (soltanto) le linee guida su cui dovranno poi essere emanati, una volta approvata in via definitiva, ed entro dodici mesi dalla sua entrata in vigore, i decreti delegati. Il percorso è perciò ancora lungo, ma il risultato sin qui raggiunto è assolutamente apprezzabile e delinea alcuni tratti fondamentali.

Un primo elemento che rappresenta una vera novità e getta le basi per un intervento strutturale, è la delega per la revisione del Titolo II del libro I del Codice Civile su associazioni e fondazioni, prima ancora che il riordino della disciplina speciale, inclusa la disciplina tributaria (certamente uno dei nodi più complessi da sciogliere) – entrambe comunque previste dal testo della delega. Rivedere complessivamente una normativa significa appunto dare solidità giuridica alle fattispecie organizzative, ed è quello che serve appunto per costruire un impianto normativo, anche di carattere tributario, altrettanto solido. E rispetto al carattere tributario – come si ripromette la delega – l’orientamento sembra essere quello della semplificazione ad es. del regime di deducibilità e detraibilità delle erogazioni liberali. E’ in questo contesto che entra in gioco per la prima volta – merito di un’iniziativa promossa dalla collega fundraiser Elena Zanella – il fundraising, quale modalità volta alla promozione di comportamenti donativi delle persone e degli enti.

Tralasciamo in questa breve rassegna – ma con l’intento di ritornare sul punto in successivi articoli – due importantissime misure, la disciplina del 5X1000 e il servizio civile universale, per focalizzare l’attenzione, in conclusione, su un altro aspetto decisivo della riforma, relativo all’impresa sociale. Questa qualifica giuridica, ha finora avuto poco successo e una diffusione limitata, specie in virtù  dell’assenza di un regime agevolativo adeguato, della impossibilità assoluta di distribuzione degli utili e di una eccessiva restrizione degli ambiti di applicazione. L’impresa sociale effettivamente può essere una nuova leva di sviluppo non tanto per il Terzo Settore in sé, quanto in termini di innovazione sociale, di capacità di rispondere alla domanda ‘sociale’, oggi più ampia e diversificata, non ultimo anche di opportunità di occupazione e sviluppo sociale complessivo. Uno degli aspetti di interesse è senz’altro l’estensione – prevista dalla delega – del regime riservato alle start up innovative, inclusa la possibilità di accesso all’equity crowdfunding, che potrebbe rappresentare una nuova leva di finanziamento alternativa (o meglio, integrativa) del credito (anche specializzato) di stampo tradizionale.

Non resta che attendere gli sviluppi!

Novità per le start up a vocazione sociale

Le startup innovative a vocazione sociale sono imprese profit che mirano alla produzione di beni e servizi di utilità sociale e interesse generale. In particolare la società deve operare in uno dei settori indicati dall’art 2, comma 1 del decreto legislativo 155 del 2006:

  • assistenza sociale o sanitaria
  • istruzione e formazione
  • tutela dell’ambiente
  • turismo sociale
  • etc.

Questo tipo di aziende rischia di essere poco attrattiva per i potenziali investitori, motivo per cui a chi scegli questa particolare categoria vengono riconsociuti benefici fiscali elevati rispetto alle classiche startup innovative.

La nuova procedura si articola in due passaggi: il primo garantisce una rapidità di entrata del riconoscimento di vocazione sociale e prevede semplicemente che l’imprenditore barri l’opportuna casella durante la compilazione della domanda per godere del regime di startup innovativa. il secondo serve per verificare il soddisfacimento dei requisiti e per dare solidità alla procedura.
Durante il secondo passaggio l’imprenditore deve dimostrare, tramite un “Documento di descrizione di impatto sociale”, il possesso dei requisiti necessari per lo status di vocazione sociale.

Questa nuova procedura semplificata, almeno nel primo passaggio, favorirà il nascere di questo nuovo tipo di realtà imprenditoriali, sempre più importanti per la collettività.

I problemi della Scuola? Risolviamoli con il 5×1000!

Alcuni giorni fa il Premier Matteo Renzi, durante un’intervista, ha pronunciato queste parole: “un meccanismo serio nel quale ciascun genitore e cittadino in dichiarazione dei redditi indica la singola scuola”. Insomma una donazione fatta da ogni italiano a sostegno dell’Istruzione Pubblica.

Le nostre associazioni sanno bene quanto sia difficile promuovere il proprio 5×1000, che comprende non solo le ONLUS, ma anche ricerca scientifica, sport e molto altro ancora. Questo tipo di donazione inoltre rappresenta in questi tempi di crisi e di tagli, una risorsa fondamentale di finanziamento delle proprie attività. La “concorrenza” della scuola pubblica non manca proprio!

Non è questo il luogo per trattare temi come quello del finanziamento dell’istruzione pubblica e del diritto allo studio garantito dallo Stato Italiano, però vogliamo invitare tutti a riflettere su un meccanismo di donazioni che, oltre a togliere potenziali fondi alle associazioni, rischia di portare grosse disparità da istituto e istituto.

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