Raccolta fondi e Web 3.0

Internet oramai fa parte della quotidianità, siamo talmente abituati ad avere una connessione che quasi non ci rendiamo conto del tempo passato e di quante cose utili riusciamo a fare grazie alla rete.
Le statistiche parlano di 20 milioni di italiani, tra i 18 e i 64 anni, che ogni giorno utilizzano “il web”, la maggior parte di questi (circa l’80%) utilizza un dispositivo mobile.

Questi pochi dati ci lasciano capire quanti opportunità la rete potrebbe concedere alla nostra raccolta fondi, basti pensare che lo scorso anno l’83% degli utenti ha effettuato almeno una donazione online!

Una riflessioni in questo caso ì obbligatoria: sono molto più interessati gli utenti a donare che le associazioni a ricevere! Chiaramente si tratta di una frase provocatoria, ma purtroppo non lontana dalla realtà: gli utenti si trovano infatti davanti siti web mal costruiti, con bottoni per donazioni online (quando previsti) poco visibili, scarni di contenuti e di informazioni sulle cause e i progetti da sostenere, senza considerare la compatibilità con i principali dispositivi mobili.

Cerchiamo quindi di capire meglio i passi fondamentali di una corretta pianificazione strategia per la raccolta fonti tramite web:

1. Piano di comunicazione: come ogni strategia di marketing, il digital fundraising prevede un’importante fase di pianificazione della comunicazione, durante la quale verrà deciso cosa verrà comunicato, come avverrà la comunicazione, come personalizzare la comunicazione in base al target, come differenziare la comunicazione in base al canale, e così via.
2. Sito web: la tendenza delle associazioni di avere un sito auto-prodotto non è totalmente sbagliata, ha il vantaggio di ridurre i costi di realizzazione e gestione; ma in ogni caso il sito deve seguire poche ma importantissime regole per poter trasmettere la giusta user experience ai navigatori e contenere le informazioni fondamentali necessarie a trasformare i navigatori in donatori. Importante dare visibilità a banner, link, sezioni dedicate alle donazioni!
3. Social network: il mondo di oggi sembra non poter fare a meno dei social network. E così deve essere anche per le associazioni che vogliono raggiungere e sensibilizzare quanti più utenti web possibile. Ma le stesse pagine social possono essere un’arma a doppio taglio: gli utenti liberi di scrivere i loro pensieri potrebbero esprimere critiche o malcontento nei confronti della vostra relazione: la gestione dei rapporti che si creano tramite questo canale sono una parte molto delicata, da gestire in modo corretto, senza censure di eventuali commenti negati.
4. Mobile e app: dai dati precedenti abbiamo visto che circa 16 milioni di italiani ogni giorno hanno accesso alla rete tramite dispositivo mobile. Inutile dire che oramai qualunque app, comprese quelle di messaggistica, utilizzano la rete, quindi questo dato è fortemente influenzato. Oltre alla (fondamentale) versione mobile del sito web, la raccolta fondi potrebbe essere affiancata da un qualche tipo di app che collega utilità o divertimento alla vostra causa (un esempio potrebbe essere Energizer Night Run per donare a Unicef)
5. Promozione: il miglior sito possibile, il più completo piano di comunicazione o la strategia social perfetta, non servono a niente se nessun utente riesce a trovarti su Google o sui Social. La promozione rappresenta quindi l’aspetto fondamentale per il successo del fundraising digitale, sia fatta tramite SEO, che tramite campagne AdWords (o meglio ancora Google Grants) o annunci sponsorizzati sui social network (che permettono una profilazione del proprio target)
6. Analisi e ROI: non ci stancheremo mai di dirlo “sul web tutto è tracciabile”, possiamo quindi capire i canali di provenienza dei dontori, quali sono sono i punti di forza o di debolezza della nostra strategia, apportare modifiche per migliorare l’esperienza utente, definire un “ROI” (ritorno sull’investimento) per capire il reale andamento della raccolta al netto delle spese di promozione, etc.

E tu, hai già pianificato la tua campagna di digital fundraising?

Social e raccolta fondi: come gestire la comunicazione?

I Social Network sono attività ad alto dispendio di tempo, ma allo stesso tempo rappresentano uno dei canali principali per la visibilità della tua campagna di raccolta fondi. Diventa quindi importante riuscire ad ottimizzare i tempi dedicati alle pagine Social, senza diminuire la qualità della comunicazione.

Come accade per qualunque tipo di progetto, la fase principale della strategia Social deve essere fatta prima del lancio della raccolta fondi. Alcune delle domande fondamentali a cui dare risposta sono le seguenti:

  • chi è il tuo target di riferimento?
  • che social network utilizzerai per intercettare il tuo target?
  • quando e come usano i social network gli utenti del tuo target?
  • che tipo di comunicazione (taglio) darai attraverso le pagine?
  • quali sono gli argomenti principali che dovranno contenere le pagine?

Le risposte alle prime domande potranno essere inizialmente date solo con un’attenta analisi e la creazione di “personas” per approfondire i comportamenti degli utenti del target di riferimento.

Facciamo un esempio:

Target di riferimento: uomini-donne, 35-60 anni,
Social utilizzato: Facebook
Quando: uomini e donne dai 35 ai 60 anni sono lavoratori, quindi sicuramente l’utilizzo di Facebook in orario lavorativo sarà ridotto. La fascia più bassa (35-40 anni) potrebbe avere figli piccoli da accudire, quindi il tempo a disposizione potrebbe calare ulteriormente. Alla fine di questa analisi (che potrà essere maggiormente approfondita) avrò individuato, ad esempio, le seguenti fasce orario: 12-14 (pausa pranzo), 18-19 (mezzi pubblici durante il ritorno dal lavoro), 21-23 (svago dopo cena). A questo punto non mi resta che impostare la mia comunicazione in modo da coprire maggiormente questi momenti della giornata.

A questo punto dovrà essere deciso il “taglio” della comunicazione, ricordando che ogni Social Newtwork ha una sua propria caratteristica. Pubblicare post dal taglio professionali o comunque eccessivamente “seri” su Facebook sarà quasi certamente una perdita di tempo: Facebook viene usato come passatempo nella maggior parte dei casi, la comunicazione deve quindi far leva sulle emozioni, sia positive che negative, può essere pubblicato un aggiornamento sulla raccolta fondi invitando a condividere con gli amici, sono molto importanti immagini che colpiscono subito gli utenti e post che generano curiosità. Su Twitter dovremmo creare un hashtag da usare in tutti i nostri tweet, nei quali la comunicazione deve essere ridotta all’essenziale (160 cartatteri a volte possono essere pochissimi).

Una volta affrontati tutti gli aspetti visti in precedenza, non resta che decidere “cosa” pubblicare sulle pagine Social. Ogni progetto ha certamente esigenze diverse, anche dovuti al fatto di trattarsi di campagne di Fundraising o di Crowdfunding, in ogni caso possiamo individuare alcuni post comuni a tutte le raccolte fondi:

  • presentazione del progetto
  • sensibilizzazione degli utenti sulla causa specifica
  • raggiungimento di obiettivi
  • ringraziamento donatori
  • sviluppo del progetto (una volta finanziato)

Alcuni social (Facebook e Twitter tramire tweetdeck) permettono di schedulare la pubblicazione dei post, ciò non toglie che la presenza dovrà essere costante sia per pubblicare notizie non programmabili (esempio il raggiungimento di un obiettivo) sia per rispondere a commenti e messaggi degli utenti.

Infine non va dimenticata l’analisi delle statistiche che potrebbero modificare le strategie adottate fino a quel momento. Ma questo lo vedremo in un prossimo post.

Fare peopleraising con LinkedIn

Quando parliamo di Social Network quasi sempre la mente corre a Facebook o Twitter, i più utilizzati. Linkedin forse è quello che viene meno associato all’idea dei Social, forse per il tipo di comunicazione più formale rispetto agli altri. In effetti Linkedin è una comunità di professionisti, con poco spazio per le “leve emozionali” molto utili in altri Social.

Ma le sorprese arrhttps://www.myfundraising.it/wp-content/uploads/2020/05/Single-Post_9-Featured_img.jpg sempre inaspettate. Forse non tutti sanno che Linkedin ha un’area dedicata alle non profit, nella quale è possibile inserire offerte di ricerca di volontari per la propria associazione. I passaggi da effettuare sono semplici

1. Crea la pagina della tua associazione
2. Incoraggi i tuo volotari a sostenere la tua causa e inserire nel loro profilo la loro esperienza di volontariato
3. Pubblica un annuncio di ricerca di volontari, sfruttanto la rete professionale di Linkedin

Degli oltre 300 milioni di utenti di Linkedin, l’82% ha espresso il proprio interesse per le attività di volontariato. Le offerte di ricerca di volontari possono essere visualizzate al seguente link.

Al momento non esistono statistiche per quanto riguarda gli utenti italiani, ma come tutte le opportunità offerte al non profit (tra cui ad esempio Google Grants) pensiamo sia il caso di fare almeno un tentativo per le future campagne di peopleraising.

Fundraiser, un’associazione su 5 non può farne a meno

No, non siamo autocelebrativi (almeno in questo caso ;)), riprendiamo questo articolo da una ricerca pubblicata su Vita sull’importanza del fundraiser all’interno delle associazioni.

In Italia sono circa 2000 i fundraiser di professione, con un’età media di 41 anni e una prevalenza femminile. Pur essendo un lavoro in cui raggiungere gli obiettivi è molto imporante, la maggior parte dei professionisti ha un fisso retributivo, mentre solo il 3% è pagato a provvigione.

Ma passiamo ai dati relativi alle associazioni: quasi il 20% delle non profit che hanno partecipato al censimento si affidano a un fundraiser, con picchi a Bolzano, in  Lombardia e in Emilia.

E tu ti sei già affidato ad un fundraiser? Ricorda che la raccolta fondi non deve essere pensata solo in caso di emergenza, ma deve essere uno strumento costantemente attivo. Per maggiori informazioni puoi contattarci.

Leggi l’articolo su Vita.it

“Raccogli Persone” per la tua associazione!

Pianificare, progettare e realizzare la migliore campagna di fundraising possibile non sempre è sufficiente per raggiungere i propri obiettivi. Soprattutto se manca la “materia prima”  per gestire tutte le attività necessarie.

I volontari, il “capitale umano” di ogni associazione, sono più importanti di qualunque finanziamento ottenuto, perché con il loro lavoro garantiscono lo svolgimento delle attività associative e, soprattutto, delle attività di raccolta fondi.

Spesso sentiamo lamentale sulla mancanza di volontari, sulla mancanza di valori o di impegno da parte della cittadinanza. Ma quante volte le associazioni danno a loro stesse la colpa della mancanza di volontari? Quasi mai!

I potenziali volontari sono ovunque, gli stessi donatori, che hanno già dimostrato la loro sensibilità, potrebbero diventare quella risorsa tanto importante quanto rara. Ma in quanti, oltre alla richiesta in denaro, chiedono anche un aiuto concreto di qualche ora? E questo è solo il primo passo.

Una campagna di peopleraising ha come obiettivo quello di attirare volontari all’interno dell’associazione e non può essere svolta solo saltuariamente! le persone hanno tempi di coinvolgimento differenti, i rapporti umani devono essere curati, i potenziali contrasti (presenti in qualsiasi gruppo di persone) devono essere appianati.. insomma, dimentichiamoci che il volontario una volta “catturato” si possa rinchiudere in una cassaforte e “usare” sono al momento del bisogno.

Infine non dobbiamo dimenticarci di chi vuol fare il volontario ma non lo sa! Quante persone hanno una grande voglia di aiutarci, ma noi ci dimentichiamo di “comunicare” con loro, di far conoscere le nostre associazioni, di far sapere quanto è facile e bello fare il volontario.

E tu, hai già iniziato a fare peopleraising? Se vuoi possiamo parlarne insieme, scrivici ora!

Sportello per donazioni “Donachiaro”: facciamo il punto

“Donachiaro” è un progetto dedicato a Organizzazioni Non Profit, Enti Pubblici e Privati che promuovono campagne di raccolta fondi a scopo sociale. Avvalendosi di uno sportello di digitale, permetto ai privati di effettuare una donazione per la raccolta fondi che preferiscono con varie modalità di donazioni, come ad esempio la possibilità di donare tramite “moneta elettronica”.

Pochi giorni fa sono usciti i dati statistici dell’ultimo trimestre del 2014, che riportiamo nel seguito.
Negli ultimi tre mesi dello scorso anno Donachiaro ha raccolto 28.175,85€ da 1.057 donatori. Molto interessanti i dati relativi a coloro che hanno effettuato una donazione tramite carta di credito: percentuale tre volte maggiore rispetto alle donazioni con carta effettuate online, così come la media delle donazioni (30€) è più elevata delle donazioni in contanti.
Lo sportello “Donachiaro” permette anche all’utente di inserire i propri dati (nome, cognome, indirizzo email) per rimanere in contatto con l’associazione: anche in questo caso le percentuali sono conforntati: quasi il 30% dei donatori ha lasciato i propri recapiti.

Nel 2015, inoltre, sono previste importanti novità, come dichiara il CEO di Itineris Italia Giacomo Tirillò “il 2015 è l’anno di Donachiaro 2.0: stiamo lavorando ad importanti sviluppi di funzionalità degli sportelli che presto consentiranno, tra l’altro, ai sostenitori delle Onp di impegnarsi alle donazioni ricorrenti, fidelizzandosi nel momento stesso della prima donazione”.

Per maggiori informazioni su “Donachiaro” http://www.donachiaro.com/

7 consigli per la tua raccolta fondi online

Alcuni giorni fa è stato pubblicato il report annuale dedicato alle strategie digitali di circa 500 non profit tra USA e Canada. In poco più di 30 pagine vengono raccolti dati e suggerimenti per organizzare le proprie strategie online di raccolta fondi.

Di seguito riportiamo i 7 consigli finali del report per una “digital strategy 2015 di successo, leggermente modificati da quello che abbiamo imparato dalla nostra esperienza diretta.

  1. Impara dai tuoi errori
    Ti sei mai chiesto come si fa a diventare bravo a pianificare campagne digital di raccolta fondi? Sbagliando! Il vecchio adagio “sbagliando si impara” è vero anche nel caso delle raccolte fondi: non tutte le scelte fatte portano i risultati sperati, per il futuro basta cercare i motivi del fallimento e evitare di commettere i soliti errori.
  2. Il “Peopleraising”, una nuova risorsa
    Una campagna di raccolta fondi è un lavoro a tempo pieno, ti sarai già accorto di essere a corto di risorse umane da impegnare per le varie attività. Quello che forse non stai facendo è coinvolgere altre persone nel tuo progetto: il mondo è pieno di persone che vogliono dare una mano, spesso anche i donatori stessi sono disposti a fare un passo in più per la causa che hanno sostenuto. Approfittane!
  3. Conosci il target
    Spesso il web viene criticato perché è stato utilizzato come strumento alternativo ai rapporti tra persone. Anche tramite questo mezzo, però, possiamo conoscere le persone che hanno sostenuto la nostra causa, ci sono molti strumenti per poter interagire con loro, per capire le loro motivazioni e i loro sentimenti, senza fermarci solamente al puro dato statistico o economico.
  4. Pianifica i tuoi contenuti
    Blog, sito web, Facebook, Twitter, Youtube.. averli tutti non vuol dire comunicare, e utilizzarli tutti non vuol dire farlo bene. I contenuti vanno scelti e pianificati con attenzione, ogni canale deve avere il suo stile comunicativo perché raggiunge target di pubblico diversi.
  5. Focalizzati sugli obiettivi
    il tuo obiettivo deve essere chiaro (soprattutto a te!) e devi lavorare solo per raggiungere quello. Se stai raccogliendo fondi utilizza le strategie online SOLO per la raccolta, se cerchi volontari focalizza la tua attenzione su questo. Se hai troppi obiettivi rischi di non raggiurgerne nemmeno uno!
  6. Test, test e ancora test
    Ricordi il punto 1? Bene.. ma non basta imparare dai propri errori, bisogna anche saper migliorare i propri successi. Per questo è importante testare sempre cose nuove, nuovi argomenti, nuovi layout, nuovi stili di comunicazione. Se abbiamo fatto una scelta vincente, non è detto che sia la migliore in assoluto: potrebbe esistere una strategia migliore che potrebbe aumentare ulteriormente le performance della nostra campagna.
  7. Misura!
    “Tutto è tracciato”, uno degli aspetti vincenti delle strategie digitali: ogni pagina vista, ogni clic, ogni interazione dell’utente con voi è tracciata, è possibile capire esattamente le conseguenze (positive o negative) di una scelta, di una modifica al sito, di un cambio di immagine sui social.. e se non state tracciando niente di tutto ciò, non aspettate oltre!

Grants: pubblicità (gratuita) per le ONLUS

L’impero Google è talmente vasto che molte delle possibilità che vengono offerte vengono ignorate dai più. Il programma Google Grants è tra le migliori opportunità che una ONLUS può trovare sul web.

In cosa consiste Google Grants?
Google offre la possibilità di fare pubblicità sulla propria rete di ricerca gratuitamente alle ONLUS. Il programma prevede la creazione di campagne Pay Per Click con le seguenti caratteristiche:

  • offerta massima per ogni chiave utilizzate 2$
  • budget massimo giornaliero 330$
  • budget massimo mensile 10.000$

Queste sono cifre di tutti rispetto per una normale campagna Pay Per Click, che spesso nemmeno normali aziende commerciali investono in questo genere di pubblicità. A conti fatti Google “regala” 120.000 dollari all’anno (l’equivalente di 105.000 €). E se vi sembrano ancora pochi, con il programma Grants Pro la spesa mensile può salire fino a 40.000$ al mese!

Chi può accedere al proramma Grants
Per poter richidere accesso al programma è necessario essere iscritto nel registro nazionale delle ONLUS, con alcune limitazioni. Non possono richiedere di partecipare a Grants:

  • Enti e organizzazioni governativi
  • Ospedali e gruppi medici
  • Scuole, centri per l’infanzia, istituti accademici e università
  • Partiti politici, organizzazioni politiche e lobby

Una volta presentata la domanda e la documentazione necessaria, non rimane che attendere il responso di Google.

Perché dovresti usare Grants per la tua associazione?
Per rispondere a questa domanda partiamo facendo qualche conto: ammesso che il costo per ogni clic sia effettivamente di 2 dollari (ma con le opportune ottimizzazioni questo costo potrebbe ridursi), con uno “spesa” di 120.000 dollari riusciresti a portare la bellezza di 60.000 utenti sulle pagine del tuo sito!

Il valore aggiunto di questi 60.000 utenti quale è, rispetto (ad esempio) alla distribuzione di 60.000 volantini? La differenza è che le persone raggiunte grazie al programma Grants (e alle campagne Pay Per Click in generale) sono profilate sulla base delle ricerche: il tuo annuncio, la tua associazione, la tua richiesta di donazioni vengono mostrate proprio a quegli utenti che in quel particolare momento sono interessati alla tua causa.

Quindi: (almeno) 60.000 potenziali donatori raggiunti, tutti profilati..non basta ancora? Bene, c’è un altro buonissimo motivo, che accomuna Grants a qualunque altro tipo di camapagna sul web, e si chiama “misurare“. Il pannello di Google Grants, integrato con le statistiche di Google Analytics di accesso al sito, garantiscono statistiche complete per poter tenere traccia dell’andamento effettivo della campagna: puoi sapere quante volte è stato visto il tuo annuncio, quanti click (visite) hai ricevuto, quali sono le ricerche effettuate dagli utenti, quali azioni hanno compiuto, i giorni della settimane e gli orari di maggior accesso, e molto altro ancora.

Quindi ora il problema rimane “ma come faccio a creare e gestire una campagna Pay Per Click con Grants?“. Non preoccuparti, per questo ci siamo qua noi, basta cliccare qui

La rete come modello per il fundraising

Ci sta capitando sempre più come consulenti di fundraising di incontrare non più solo singoli soggetti nonprofit, cioè singole organizzazioni di volontariato, associazioni o cooperative sociali, ma veri e proprie reti di soggetti nonprofit (e non solo). Si tratta di gruppi, centri servizi per il volontariato, consorzi, ma anche reti non necessariamente formalizzate in una soggettività giuridica che aprono ad una dimensione diversa per quantità ma anche per qualità della consulenza direzionale in ambito fundraising.

Sempre più soggetti di coordinamento, reti e gruppi nonprofit, si accorgono che la dimensione di rete appunto, è una dimensione capace di generare valore aggiunto se adeguatamente coltivata e promossa, anche oltre le economie di scala, la capacità di avere maggiore forza contrattuale in gare o progettualità comuni o per le attività istituzionali di rappresentanza che generalmente stanno alla base della loro costituzione.

Ebbene, c’è un valore aggiunto che può essere evidenziato e potenziato, inerente la dimensione intrinseca della rete o del coordinamento o del raggruppamento. Si tratta in particolare della capacità di presentarsi ai propri target di riferimento (soggetti, comunità, potenziali donatori ecc.) come tale e non semplicemente come la somma di soggetti singoli. Questo significa un cambiamento di prospettiva particolarmente profondo da accompagnare con un adeguato intervento di definizione di strategie e strumenti per governare tale dimensione.

Così il nostro intervento, necessariamente integrato, si fonda su un progetto multilivello (sui singoli soggetti della rete, e sulle aggregazioni dei soggetti) che interviene almeno sui seguenti ambiti operativi:

  • La comunicazione, che diventa una leva capace di dare armonicità e identità alla rete come tale, coordinando adeguatamente in un progetto integrato appunto non solo i diversi media (tradizionali, audiovisivi, digitali) ma i diversi soggetti, moltiplicando così la capacità di rappresentazione della rete, restituendo un’immagine adeguata alla struttura reticolare, potenziando le attività promozionali (di vendita di beni e/o servizi, così come di raccolta di donazioni o di ricerca di volontari);
  • Le attività di raccolta fondi in senso stretto, di tipo tradizionale ovvero anche nell’ambito digital, necessitano di un coordinamento e di conseguire i propri risultati a partire proprio dalla logica dello scambio di rete, potenziando così la capacità di penetrazione nei contesti e tra i donatori potenziali;
  • Infine, non per ultimo, il coordinamento e l’integrazione delle strategie digitali all’interno della rete, si pensi ad es. alle attività promozionali che possono essere svolte nell’ambito di progetti di crowdfunding che coinvolgano reti di soggetti e non solo singole nonprofit, così come ad attività di email marketing o a campagne social media martketing che allo stesso modo vedano coinvolti in maniera integrata più soggettività.

Si tratta di una prospettiva di grande interesse, su cui ancora poco si sta studiando. E’ per tale ragione che stiamo promuovendo un protocollo d’intesa con il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Pisa che da tempo studia reti nonprofit e del volontariato, avendo prodotto tra l’altro una riflessione scientifica e anche pubblicazioni di livello nazionale e internazionale di grande interesse. Ci auguriamo che tale protocollo possa essere concluso nelle prossime settimane e cominciare a produrre attività ed iniziative che vadano quindi anche a sviluppare questa riflessione più direttamente legata alla raccolta fondi.

Finanziare solo chi fa bene

La raccolta fondi, lo sappiamo, è un’attività che sempre più sta adottando metodi e tecniche e si fonda su elementi emozionali oltre che razionali capaci di catturare il donatore e fidelizzarlo nel tempo sulla causa benefica promossa. Ma sappiamo anche che il fundraising non è solo questo, è anche strategie, è tecnicalità applicate a tutto il processo di pianificazione-realizzazione-valutazione della raccolta fondi.

Ora, se tali acquisizioni rappresentano a nostro avviso una importante evoluzione che apre a nuove opportunità di raccolta, c’è comunque un discorso di fondo sempre attuale da affrontare, e cioè il merito in termini di efficacia e di impatto che le attività finanziate hanno rispetto agli obiettivi che si ponevano. Si tratta di un elemento di fondo che come consulenti di organizzazioni nonprofit e imprese sociali, ci poniamo e vogliamo sottoporre ad una discussione e ad una elaborazione più ampia. Il fatto non è secondario se si pensa alla necessità di reperire fondi (non solo pubblici, data la contrazione generale) e alla necessità conseguente di concentrare le risorse su ciò che effettivamente è capace di produrre cambiamenti apprezzabili, di segno positivo, sulle realtà su cui le nonprofit intervengono.

Siamo tra coloro che, pur sostenendo e promuovendo lo sviluppo del settore nonprofit, lo guardano con occhi sufficientemente neutrali per ragionare attorno anche alle inefficienze e alle situazioni di scarso impatto che talora tali attività producono. Insomma, una valutazione della bontà dei progetti in termini di efficacia (soprattutto relativamente agli outcome, ossia alla capacità di produrre effetti positivi auspicati nei beneficiari) e di impatto (in particolare nel senso di produrre nel tempo un cambiamento positivo stabile e significativo), rappresenta a nostro avviso un elemento cruciale, su cui anche chi – come le organizzazioni nonprofit – fondano il loro funzionamento, lavora costantemente sul fundraising, cercando di migliorare progressivamente in termini qualitativi e quantitativi la propria capacità di raccolta fondi.

Occorre in questo senso secondo la nostra visione, rafforzare questo legame tra attività di raccolta e misurazione dell’efficacia e dell’impatto delle attività per le quali si richiedono finanziamenti. Recentemente tale visione pare affermarsi anche nell’ambito di alcune esperienze nuove di finanziamento del sistema creditizio, si vedano ad es. i social bond emessi per Dynamo Camp. E’ un terreno ancora non sufficientemente praticato, ma che riteniamo, nel prossimo futuro interesserà più diffusamente il fundraising in generale. Per questo ci siamo mossi anche per promuovere una riflessione in tal senso che abbiamo pensato di svolgere nell’ambito del Festival d’Europa a Firenze in programma il prossimo mese di maggio. Insieme con la CCIAA di Firenze e l’Osservatorio dell’economia civile, lo Yunus Business Centre University of Florence e il laboratorio Arco, abbiamo a riguardo presentato una proposta per un seminario di studio sui temi della valutazione d’impatto e del fundraising, proposta attualmente in valutazione che ci auguriamo possa essere realizzata proprio nell’ambito dell’importante festival della primavera prossima.

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