Siamo davvero alle porte con la festa della mamma, un evento annuale che ormai sempre più spesso le nonprofit associano ad una campagna di raccolta fondi.
Se state leggendo questo articolo, vi troverete in piena operatività per il lancio e la realizzazione della campagna o vi starete accorgendo che oramai è tardi per intraprendere e organizzare qualcosa per quest’anno. Continue reading “Il fundraising per la festa della mamma”
Autore: Myfundraising
I tuoi donatori usano smartphone e tablet: come viene visualizzato il tuo sito?
Lo so, come viene visualizzato il sito sui dispositivi mobile è un argomento tecnico che pensi non possa interessarti. Fermati un minuto…ti interessa moltissimo.
La navigazione online, lo stanno confermando tutte le statistiche, si sta rapidamente spostando sui dispositivi quali smartphone e tablet, non solo perché collegati ad internet o sui quali è possibile utilizzare le APP, ma anche perché da questi dispositivi ormai ciascuno di noi fa operazioni interattive, fino alla gestione di prenotazioni, acquisti, disposizioni bancarie ecc.. Quindi, perché non vuoi dare al tuo donatore la possibilità di navigare con facilità il tuo sito dal suo smartphone o fargli fare la donazione online, o anche più semplicemente iscriversi alla newsletter senza dover litigare con il touch screen per scorrere la tua pagina web illeggibile? Credimi, non è una provocazione o una questione solo tecnica, la user experience è rilevante per chi cerca informazioni sui tuoi servizi e i tuoi progetti e su chi vuole sostenere la tua causa.
La questione è strategica, devi pensare a come digitalizzare e a trasformare la tua organizzazione per dare ai tuoi donatori ogni opportunità e ogni facilitazione ad esempio per potersi informare, per poter sostenere, per poter acquistare un regalo solidale ecc.
So già a cosa stai pensando. Pensi che i tuoi donatori non donino online, al massimo si informano sul sito o seguono qualche post sulla tua pagina facebook. Ok, può essere (non credevi ti avrei risposto così?!). Ma è proprio questo il punto, sicuramente utilizzano gli strumenti digitali per informarsi, per tenersi aggiornati, per capire come possono fare per donare, quali sono i canali, su quali progetti stai chiedendo il sostegno e come sono andati i progetti appena terminati. E’ così che ciascuno di noi fa abitualmente prima di prendere una decisione, si informa. Così anche il donatore, il sostenitore della tua nonprofit si attende di poter trovare nei diversi canali tutte le informazioni che sta cercando. Il fatto che poi doni online o doni con altro mezzo, è cosa che devi tracciare, ma non è questo il punto (o, almeno, non è solo questo il punto).
Ti ho convinto?
Usa sempre parole, gergo e acronimi che utilizzano i tuo donatori
E’ pur vero che vi sono linguaggi universali se parliamo di dono, di solidarietà, di aiuto umanitario ecc. Ma è altrettanto vero che le cause per le quali stiamo cercando sostenitori volontari o donatori, hanno tali specializzazioni che portano con sé linguaggi e stili comunicativi propri.
La cosa che dobbiamo cercare di capire è che non possiamo però essere autocentrati, guardare cioè solo al ‘nostro’ linguaggio, perché questo è tipico dell’attività che svolgiamo, del progetto che stiamo proponendo…i nostri interlocutori, in particolare gli attuali o potenziali donatori, hanno un loro linguaggio.
Facciamo qualche esempio. Se devo promuovere un bando per la ricerca di giovani volontari in servizio civile, il mio target saranno giovani e dovrò usare non certo un linguaggio formale (come di solito è invece quello dei bandi!). Ho visto mille volte comunicati stampa, locandine, lettere di invio ad incontri informativi che francamente penso siano totalmente ignorati dai giovani (o dalla stragrande maggioranza di essi). Non sto parlando di canale di comunicazione (anche questo certamente non irrilevante!), ma proprio di linguaggi, di stili comunicativi, di espressioni gergali.
Vediamo un’altra situazione, per certi versi all’opposto: se mi sto occupando di assistenza a persone affette da Alzheimer, probabilmente il mio target saranno i familiari, presumibilmente soggetti adulti che vivendo di persona una situazione critica e dolorosa, non solo avranno necessità di un livello informativo diverso, ma dovranno essere approcciati anche in modo adeguato, con un linguaggio accogliente, capace di trasmettere anche affidabilità, competenza, sicurezza. Non ultimo non dobbiamo dare per scontato che i nostri potenziali donatori conoscano a fondo termini tecnici dell’attività che proponiamo; essere chiari e completi nella spiegazione, agevola la comprensione del nostro interlocutore.
Quindi, abbiamo capito…basta con la lettera standard per il donatore!
I 3 errori che non dovresti commettere nella tua pagina di donazione
Nella nostra esperienza ci siamo trovati spesso a contatto con organizzazioni che ci chiedo consigli su come migliorare la propria raccolta fondi, dicendoci di aver già provato molte strade ma non sempre con risultati ritenuti soddisfacenti, specialmente nell’ambito digital. Come spieghiamo in questa pagina il fundraising è principalmente un “lavoro” di relazioni, siano esse personali o virtuali, quindi non è il caso di abbattersi troppo facilmente se non si ottengono risultati immediati.
Nonostante la pazienza necessaria i primi tempi, possiamo però individuare fin da subito se qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. Il caso classico è rappresentato dalla pagina di donazione del sito web (sempre che il sito la preveda!). La pagina di donazione è forse quella più importante nei siti web delle associazioni, in quanto è quella nella quale un utente aprirà (o non aprirà!) il portafoglio. Vediamo quindi quali sono i 4 errori da evitare assolutamente.
1 – la pagina di donazione non si adatta ai dispositivi mobile.
Questo problema può essere generalizzato per tutto il sito web: la maggior parte degli utenti ormai naviga principalmente tramite dispositivo mobile (smartphone o tablet), pertanto avere pagine web che rendono difficoltosa la lettura rappresentano un errore veramente grave. Costruendo la pagina di destinazione con campi form da compilare, scelta del metodo di pagamento etc potrebbe complicare estremamente le cose: il form per la donazione può non essere visualizzato correttamente pur essendo la pagina nella sua globalità responsive. Sempre meglio quindi controllare come viene visualizzata la pagina su schermi di piccole dimensioni. Un consiglio semplice su come fare questo controllo da computer? Basta rimpicciolire la finestra del browser e il gioco è fatto…
2 – Attenzione alla coerenza del messaggio
Quando un donatore arriva alla donazione probabilmente ha già visitato altre pagine del sito per informarsi, oppure ha cliccando su un link sulle tue pagine social, o di una newsletter, etc. La cosa importante è che vuol donare perché ha trovato un messaggio che lo ha convinto… ma se nella tua pagina di donazione improvvisamente non trova più quel messaggio, cosa pensi che farà? Facciamo un esempio pratico: la tua organizzazione deve acquistare un nuovo automezzo, Mario Rossi è iscritto alla tua newsletter e riceve una mail in cui presenti la tua campagna per l’acquisto dell’automezzo spiegando in maniera convincente i motivi e i benefici che questo acquisto avrà per l’associazione. Bene, Mario Rossi è convinto e decide di cliccare sulla tua pagina di donazione e… si ritrova una pagina di donazione generica, in cui non si fa riferimento all’automezzo o, peggio, in cui sono descritti altri progetti che possono essere finanziati. Quante probabilità ci sono che Mario Rossi decida di proseguire con la donazione che aveva in mente?
3 – Troppe distrazioni
Dicevamo che la pagina di donazione è quella più importante del sito web. Più importante perché è legata a doppio filo al tuo obiettivo principale: recuperare fondi per sostenere la tua organizzazione. E come spesso capita nella vita di tutti i giorni per raggiungere un obiettivo è necessario essere concentrati e determinati. Nel caso digital la “determinazione” è quella della pagina di donazione che deve essere pensata e strutturata per portare in maniera univoca l’utente alla donazione, mentre la “concentrazione” è quella dell’utente che non deve essere distratto da fattori esterni che decidiamo di inserire nella nostra pagina (esempio un banner lampeggiante, popup e altre strane idee…)
La CSR in Italia è da record
Ne ha dato notizia l’Osservatorio socialis: il VII Rapporto di indagine sull’impegno sociale delle aziende in Italia a cura dell’Osservatorio Socialis in collaborazione con Baxter, FS Italiane, Prioritalia e Terna e presentato al Ministero dello Sviluppo Economico, presenta dati da record. Nella nota di presentazione sul sito l’Osservatorio socialis evidenzia come siano “i dati più elevati percentualmente degli ultimi 15 anni: l’80% delle imprese italiane con oltre 80/100 dipendenti dichiara di impegnarsi in iniziative di CSR, per un investimento globale che ha raggiunto la cifra record (dal 2001 anno in cui si iniziò a monitorare il fenomeno) di 1 miliardo e 122 milioni di euro nel 2015.”
“La CSR” – prosegue la nota – “da strumento accessorio e poco considerato sembra dunque essere diventata un valore essenziale per le imprese. Coinvolgimento dei dipendenti, attenzione all’ambiente, lotta agli sprechi, ottimizzazione dei consumi energetici e ciclo dei rifiuti: questi i terreni di maggiore impegno dichiarati dalle aziende impegnate in CSR.”
E sempre secondo il VII Rapporto CSR in Italia 2016, “a sostenere la spinta virtuosa sono i consumatori, che premiano le aziende più etiche, mentre le istituzioni nazionali sono attese al varco del recepimento della Direttiva UE 95/2014, che dovrà regolare la rendicontazione delle imprese con più di 500 dipendenti in tema di ambiente, politiche di genere, diversità, politiche sociali, anticorruzione.”.
L’equity per l’impresa sociale
Se pensiamo alle fonti di finanziamento dell’impresa sociale, il mercato (prevalentemente pubblico) dei servizi (prevalentemente alla persona) da un lato e la ricerca di donazioni e/o sponsorizzazioni dall’altro, unitamente al ricorso a contributi pubblici o privati su bandi/call, dunque su progetto, rappresentano i tre pilastri attraverso i quali dette organizzazioni assicurano la sostenibilità dei propri interventi. Naturalmente, lo sappiamo, la natura di queste entrate e le loro caratteristiche sono molto diverse e nel budgeting dell’impresa sociale dovrebbero pertanto essere considerate diversamente.
Vi è tuttavia una prospettiva, che potrebbe vedere il suo sviluppo in tempi anche ragionevolmente rapidi, e che riguarda la possibilità di accedere – per le imprese sociali ex lege (ricordiamo che la Riforma del Terzo Settore estende questa tipologia, di diritto, anche alle Cooperative Sociali) – all’equity crowdfunding come nuovo canale particolarmente interessante per il finanziamento e la patrimonializzazione dell’impresa. Questo aspetto non esclude le altre strategie, ma semmai va (andrebbe, dato che la decretazione è attesa nei prossimi mesi) a colmare una difficoltà per l’impresa sociale (un po’ come avviene anche per le start up innovative e le PMI innovative) ad accedere ai tradizionali canali del credito.
Con l’equity, una particolare forma di crowdfunding, non circolano donazioni o finanziamenti nella forma rewarding (es. pre-selling o pre-order), ma una vera e propria partecipazione al capitale di rischio. L’Italia da tempo si è dotata (prima al mondo) di una specifica e stringente (forse fin troppo) normativa sull’equity che oggi è riservata appunto solo alle start up innovative e alle PMI innovative. Con i provvedimenti attuativi della Riforma del Terzo Settore verrebbero invece estesi i benefici riservati alle start up innovative anche alle imprese sociali. Non su tutte le piattaforme è possibile fare equity e le procedure sono anche giustamente molto stringenti e sottoposte al controllo di Consob. Tuttavia si tratta di un’opportunità ulteriore che va ad estendere appunto la capacità di raccolta di capitale di rischio. Nel caso dell’impresa sociale – se pensiamo ad esempio alla forma cooperativa – l’opportunità potrebbe essere anche duplice perché andrebbe a rafforzare (lo vedremo alla prova dei fatti, ma almeno teoricamente possiamo sostenere questa tesi) il carattere comunitario e partecipativo, aspetti questi che ritroviamo per altro verso nel crowdfunding, come processo collaborativo dal basso. Qui non si tratta di fare donazioni, ma di partecipare al capitale di rischio. Ma pensate quale potenzialità potrebbe avere ad esempio un crowdfunding equity di un’impresa sociale finanziato dai genitori dell’asilo gestito dall’impresa sociale stessa, o un crowdfunding equity partecipato e finanziato dai pazienti di un poliambulatorio gestito dall’impresa sociale…significa davvero trasformare una parte di servizi del welfare, anche di tipo strutturato, in servizi di comunità, in cui il controllo sociale diventa ancora più forte e la proprietà è direttamente in capo all’utenza. Utopia? Noi pensiamo possa essere più un’opportunità su cui prepararsi. Impresa sociale #staytuned.
Donazioni ai terremotati: tante iniziative, serve trasparenza
Il dolore in questi giorni è immenso, non riusciamo a staccarci dagli speciali in tv e dall’hashtag #terremoto sui social network per avere aggiornamenti in diretta, catturare immagini della devastazione e dei soccorsi, contare – purtroppo – il numero crescente delle vittime. Ma come spesso accade in occasione di questi tragici eventi, l’esperienza del dolore si accompagna a quella della generosa solidarietà che tanti volontari e semplici cittadini dimostrano in mille modi diversi.
Vogliamo dedicare questo articolo a questo, raccontando, a poche ore dal sisma, le prime iniziative di solidarietà che sono state intraprese. Lo facciamo non per arricchire una cronaca già intasata di informazioni, ma dal punto di vista di tecnici che osservano il fenomeno donativo e le esperienze di raccolta fondi.
Così abbiamo osservato nella giornata di ieri 24 agosto, le prime iniziative che sono state prese, con l’apertura di una raccolta da parte di CRI – Croce Rossa Italiana, possibile sia tramite conto corrente che online direttamente dal sito web istituzionale. L’iniziativa, ripresa immediatamente anche da molti organi di stampa è circolata moltissimo sui social (Twitter soprattutto).
A seguire, l’iniziativa lanciata sui social e da food blogger, e rivolta ai ristoratori per destinare 2 euro per ogni piatto di pasta all’amatriciana (1 euro dal cliente, 1 euro dal ristoratore), iniziativa senz’altro creativa, che richiama le origini (da Amatrice) del piatto tradizionale. Sull’impatto della raccolta naturalmente non è possibile fare stime, data la diffusione ed essendo legata forse più ad una fase emozionale dei primi giorni post terremoto.
Twitter, tra i social, è poi naturalmente stato tra i più seguiti nelle fasi immediatamente successive alle 3.36, ora della scossa principale, è si è rivelato molto interessante anche per l’appello lanciato dall’AVIS territoriale, poi rilanciato e raccontato anche dagli organi di stampa nazionali, per la raccolta del sangue. Appello che ha generato un fenomeno donativo immediato e che ha portato le stesse organizzazioni della donazione a lanciare un appello successivo per programmare la donazione (cfr. comunicato congiunto AVIS, FRATRES, FIDAS, CRI).
A seguire, tante, tantissime iniziative di raccolta promosse da organizzazioni nazionali e locali, comitati e imprese. La CEI – Conferenza Episcopale Italiana si è mossa tempestivamente annunciando uno stanziamento di un milione di euro dall’8×1000 per gli aiuti immediati e l’organizzazione di una raccolta in tutta Italia per domenica 18 settembre, modalità queste che denotano una prontezza nella risposta, ma anche la capacità pianificare in modo più organizzato una raccolta strutturata.
Non possiamo citare tutte le iniziative che in queste ore vengono intraprese dalle organizzazioni non profit italiane, sia quelle impegnate direttamente sul campo, citiamo ANPAS ad esempio, presente con i propri volontari di protezione civile, che ha lanciato una raccolta con l’apertura di un conto corrente. Come ANPAS anche molte altre associazioni hanno promosso questa modalità, benché non impegnate direttamente nella fase di soccorso e nei nuclei di protezione civile. Le Misericordie d’Italia, anch’esse presenti con molti mezzi e volontari sul campo, al momento non hanno ritenuto opportuno attivare l’apertura di un conto corrente dedicato né la raccolta di generi alimentari (da Firenze – comunicano – sono già partiti 4 camion di scorte che verranno distribuite direttamente alla popolazione grazie alla collaborazione di Unicoop Firenze), preferendo prima effettuare una verifica delle reali necessità sui territori colpiti.
Lo stesso mondo imprenditoriale si sta mobilitando. Le cronache raccontano di interventi da tutta Italia da parte di imprese che collaborano con l’invio di generi alimentari e quanto occorrente in queste prime ore. E’ senz’altro un’immagine suggestiva e di solidarietà vera (da apprezzare, quindi), ma che – senza voler aprire un capitolo polemico – denota tuttavia una mancanza di organizzazione e semmai un rischio di dispersione delle energie o di far arrivare generi non necessari in qualità o in quantità.
Non ultimo l’SMS solidale promosso dalla Protezione Civile. Su richiesta del Dipartimento della Protezione Civile stesso, d’intesa con le Regioni colpite dal terremoto e grazie agli operatori di telefonia mobile e ai media, è stato attivato il numero 45500 per la raccolta di fondi attraverso l’invio di sms del costo di 2 euro. È possibile donare anche chiamando da rete fissa lo stesso numero. Il servizio è attivato con gli operatori nazionali Tim, Vodafone, Tre, Fastweb, CoopVoce, Wind e Infostrada, TWT, CloudItalia e PosteMobile. I fondi raccolti saranno trasferiti dagli operatori, senza alcun ricarico, al Dipartimento della Protezione Civile che provvederà – specifica la nota del Dipartimento stesso – a destinarle alle regioni colpite dal sisma.
Gli stessi media ormai – lo ricordiamo anche in occasione di precedenti calamità – si fanno promotori di iniziative di raccolta fondi. E’ ad esempio il caso del Corriere della Sera e del Tg La7 che promuovono insieme all’SMS Solidale del Dipartimento Protezione Civile anche Un aiuto subito, una specifica raccolta tramite versamento su conto corrente.
Capitolo trasparenza. Finalizzazione della destinazione dei fondi raccolti, rapidità nella erogazione e nell’impiego, realizzazione di opere concrete, raggiungimento degli obiettivi, comunicazione trasparente, sono solo alcuni degli aspetti che tutti siamo chiamati ad assicurare, organizzazioni, operatori del settore, istituzioni, media. Pur non essendo questo il tempo della riflessione e lasciando spazio all’azione, ci permettiamo tuttavia di osservare come sarebbe quantomai opportuna l’adozione non tanto di un sistema di controllo dall’alto, quanto di un codice di autoregolamentazione, tale da responsabilizzare i singoli enti che intraprendono iniziative di raccolta e garantire così una completa trasparenza a tali iniziative. Non vogliamo in alcun modo dubitare né degli enti e delle organizzazioni che abbiamo citato quali buoni esempi di iniziative di raccolta, né di tutti gli altri che in queste ore meritoriamente si sono attivati con modalità similari. Certo, crediamo che questa posizione possa essere condivisibile, la trasparenza in questo ambito è un valore e modalità che ne garantiscano una più immediata riconoscibilità da parte dei tanti donatori, non può che essere nello stesso interesse dei promotori.
Non poteva mancare il crowdfunding. Il primo che abbiamo monitorato è sulla piattaforma Eppela con un progetto della Croce Rossa Italiana – Comitato di Lucca. Il crowdfunding potrebbe in effetti essere una strategia particolarmente efficace anche per rilanciare l’attenzione e la collaborazione dal basso alla ricostruzione, magari intercettando anche donatori internazionali, specie quando i riflettori non saranno più accesi e sarà più complesso raccogliere fondi per la ricostruzione.
Care nonprofit, è tempo di progettare la campagna di Natale!
Care nonprofit, se non avete ancora messo mano alla progettazione della prossima campagna di Natale, non perdetevi i prossimi numeri della nostra newsletter! Ogni settimana vi daremo alcuni suggerimenti su cosa e come fare per centrare gli obiettivi di raccolta più attesi dell’anno.
Se invece siete un’azienda profit e non avete ancora pensato a cosa proporre per il prossimo Natale ai vostri dipendenti e ai vostri clienti, potremmo darvi qualche suggerimento utile per trovare in una campagna originale, la soluzione giusta per ringraziare chi assicura il successo della vostra impresa e pensare a chi assicura il successo a chi ha più bisogno.
Per questa settimana vi diciamo che una buona campagna di Natale parte da un buon brainstorming. Non decidete tutto al tavolino, tra pochi o pochissimi dirigenti. Provate ad innescare un percorso partecipato all’interno della vostra organizzazione, nonprofit o profit che sia. E assicuratevi di condurre adeguatamente il brainstorming, applicando correttamente le tecniche valutative e di elaborazione creativa. La creatività nasce dallo scambio, provate a coinvolgere rappresentanti dei diversi livelli della vostra organizzazione e possibilmente anche qualche stakeholder capace di offrirvi un contributo originario.
Mandateci le vostre idee per la campagna di Natale, potremmo darvi qualche suggerimento in più! Scriveteci a info@myfundraising.it
Fundraising e impresa sociale: novità in vista!
L’impresa sociale sembra davvero essere tra gli aspetti cruciali della Riforma del Terzo Settore recentemente varata dal Parlamento con la legge delega al Governo che, entro maggio 2017 andrà a legiferare nel dettaglio con (attesi) numerosi decreti attuativi.
Cosa c’è di novità? In realtà la legge delega, anche sul punto dell’impresa sociale, traccia in modo generale la nuova disciplina. Quel che è certo che si interverrà sul versante delle materie con un ampliamento dei campi di azione, un intervento diretto a consolidare il mondo della cooperazione sociale come impresa sociale di diritto e sicuramente anche un atteso ampliamento delle condizioni agevolative, ciò che in definitiva – tra varie altre questioni – in questi anni ha impedito all’istituto dell’impresa sociale di svilupparsi. Del resto il Terzo Settore in questi anni di crisi ha dimostrato non solo di ‘reggere’ il colpo, ma di generare condizioni di sviluppo, non ultimo anche in ottica occupazionale.
Non desta pertanto sorpresa che l’impresa sociale possa trovare nella nuova Riforma un volano di sviluppo, la creazione di condizioni operative e di contesto favorevoli. Su questi aspetti naturalmente il percorso che porterà alla emanazione dei decreti attuativi, è ancora aperto ad un dibattito che addetti ai lavori e organizzazioni di rappresentanza, potranno senz’altro contribuire a delineare offrendo i propri spunti e suggerimenti.
Uno degli aspetti che probabilmente è tra i più interessanti e che meriterebbe una disciplina ampia e comprensiva, è quello delle risorse per l’impresa sociale. Possiamo parlare quindi di fundraising per l’impresa sociale? Forse sì, e non solo nel senso tradizionale di ricerca di donazioni/sponsorizzazioni. Forse anche su questo aspetto la disciplina potrebbe offrire un’opportunità, ma l’aspetto probabilmente più interessante potrebbe essere rappresentato dall’estensione all’impresa sociale delle condizioni agevolative oggi riservate alle start up innovative, inclusa la possibilità di accedere all’opportunità di finanziamento attraverso l’equity crowdfunding (forma di crowdfunding che permette l’accesso a capitale di rischio, possibilità in Italia oggi riservata solo alle start up innovative e alle PMI innovative appunto). Si tratta di un’estensione importante perché colloca l’impresa sociale nella sua reale dimensione di impresa e non semplicemente di un’organizzazione nonprofit a cui destinare donazioni, sponsorizzazioni o finanziamenti pubblici. Si tratta di un’opportunità perché consente anche in maniera adeguata la ricerca di capitale di rischio dalla comunità. L’impresa sociale (di comunità) potrebbe diventare un modello di successo e diffuso, capace di generare una partecipazione del tutto inedita alle produzioni di beni e alle erogazioni di servizi di utilità sociale.
Noi di Myfundraising seguiamo direttamente lo sviluppo di queste nuove opportunità, avendo esperienza di lavoro e di sviluppo di impresa sociale e avendo a cuore le nuove opportunità di sviluppo di fundraising, soprattutto se promosse attraverso strategie digitali. Non resta che rimanere sintonizzati (stay tuned!) sugli sviluppi dei prossimi mesi.
La Riforma del Terzo Settore… finalmente!
La Riforma del Terzo Settore (finalmente, ma non tutti sono soddisfatti ndr) è stata votata in via definitiva dalla Camera dei Deputati, dopo l’approvazione dello scorso mese da parte del Senato. Vediamo in breve cosa cambierà per associazioni, imprese sociali. A partire da una riforma nella riforma che investe in realtà una materia che non investe solamente il Terzo Settore. Si tratta del Servizio Civile Nazionale, per il quale si prevede che esso mantenga forte l’aggancio alle finalità di difesa della Patria con mezzi non armati e nonviolenti e di promozione dei valori costituzionali solidaristici. Un Servizio Civile, qui sta la novità principale, che divenga Universale, con la capacità cioè di costituire effettivamente, attraverso una programmazione pluriennale dei ‘contingenti’, un’opportunità per un’intera generazione di giovani.
La definizione di Terzo Settore
Ma un primo aspetto che la legge delega svolge è quello di identificare un carattere comune, di taglio definitorio, al Terzo Settore. Il Terzo Settore, si legge all’art. 1, è “il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi. Non fanno parte del Terzo settore le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche”. Il punto sarà essenziale nella stesura dei decreti attuativi, specie laddove si andrà ad intervenire sulla materia fiscale e agevolativa.
Il codice del terzo settore, dovrebbe contenere – secondo quanto definito dalla legge cornice – la disciplina comune ai diversi Enti, incluso un lavoro sulle modalità di rendicontazione, verifica e controllo e l’istituzione di un Registro Nazionale del Terzo Settore. Punto rilevante, è poi la previsione che il legislatore delegato intervenga sulle forme di partecipazione all’elaborazione delle politiche pubbliche, un aspetto appena accennato nella Riforma, ma che tocca un punto delicato, quello delle policy, tema non disgiunto poi da tutta la questione dell’affidamento dei servizi al Terzo Settore su cui è attesa e auspicabile un’armonizzazione della normativa alla luce del nuovo Codice degli Appalti, della normativa comunitaria, anche alla luce delle recenti sentenze della Corte di Giustizia Europea in materia, e del ruolo che sta assumendo in questo ambito l’ANAC, Autorità Anticorruzione, che già all’inizio di questo anno ha emanato delle Linee Guida sull’affidamento dei servizi al Terzo Settore.
Le novità per i C.S.V.
Sul versante del volontariato e dell’associazionismo, la legge delega prevede che il Governo intervenga per armonizzare anzitutto la normativa vigente, che pertanto è atteso che resti in vigore, salvo che per gli elementi che in questa direzione verranno introdotti. Connesso a questo intervento, anche l’introduzione di criteri e limiti relativi al rimborso spese per le attività dei volontari, un punto delicato che auspicabilmente vada a definire criteri capaci di preservare il carattere di gratuità dell’apporto volontario e intervenga per evitare situazioni di uso improprio del rimborso spese. I Centri Servizi per il Volontariato potranno essere gestiti da tutti gli enti del terzo settore (ad esclusione di quelli di cui al libro V del C.C.), pur lasciando la maggioranza degli organi di governo al volontariato e, nel quadro di un sistema di accreditamento, potranno anche svolgere funzioni di controllo delegate dal Ministero. I nuovi assetti, tuttavia – una partita che anche in questi giorni muove un acceso dibattito all’interno del mondo stesso dei CSV – non può essere affrontato senza anche la questione del finanziamento al sistema del volontariato, anche in virtù di un contesto – quello delle Fondazioni di origine bancaria – che stanno mostrando un’evoluzione. L’obiettivo per il volontariato è senz’altro quella di collocarsi in una dimensione di cambiamento, ma di rivendicare anche la capacità di poter svolgere il proprio ruolo e assicurare a sé il proprio sviluppo.
La nuova impresa sociale
L’impresa sociale, appare, uno degli ambiti su cui la Riforma intende intervenire nell’ottica di un suo rilancio e sviluppo, da un lato andando a individuare la cooperazione sociale come impresa sociale di diritto, dall’altro andando ad intervenire nuovamente su materie e modalità di gestione e per l’inserimento lavorativo su un ampliamento delle categorie dei soggetti svantaggiati. Quello sull’impresa sociale rappresenta senz’altro uno degli assi portanti della riforma. Del resto, l’esperienza delle imprese sociali ex lege, finora – anche in assenza di un profilo agevolativo o capace comunque di garantire lo sviluppo d’impresa – ha avuto poco successo, con numeri che in questi anni sono assolutamente marginali. Si tratta invece di un ambito sul quale il Legislatore intende puntare, anche per generare ulteriori condizioni di innovazione e sviluppo in ambito sociale con auspicabili ricadute anche sul piano occupazionale e dell’inclusione sociale.
Aspetti fiscali e tributari
Gli aspetti – non per ultimo – di carattere fiscale e tributario – toccano la necessità di un’armonizzazione e di un riordino delle misure agevolative per i diversi soggetti di Terzo Settore; questo rappresenterà senz’altro un punto delicatissimo e di grande attenzione, dal quale sono attese almeno due cose: un sistema più chiaro che definisca tali misure, anche a fronte dell’adozione di modalità gestionali e di controllo adeguate, dall’altro l’apertura anche a nuove opportunità di sviluppo e finanziamento per il Terzo Settore tra cui anche la possibilità di raccolta di capitali di rischio evidentemente per i soggetti di impresa sociale.