Negli ultimi anni si sta molto diffondendo, a partire dai paesi anglosassoni, una nuova figura molto importante per le associazioni: il fundraiser. Anzi, come dicevano in un precedente articolo, secondo alcune statistiche il 20% delle associazioni non può fare a meno di questa figura. Professionisti nel settore ce ne sono molti, alcuni preparti, altri meno… ma come scegliere il giusto Fundraiser? Difficile da dire, ma una caratteristica fondamentale a nostro avviso deve averla: deve pensare, pianificare e progettare “oltre la frontiera”.
Abbiamo la strana abitudine di dividere gli eventi in un “prima” e un “dopo” dimenticando costantemente che avvenimenti importanti richiedono lunghi processi per potersi sviluppare completamente. Nella vita di tutti i giorni invece notiamo come alcuni concetti siano fin troppo “trascinati”. Ci riferiamo in particolare alla così detta “rivoluzione digitale” citata continuamente da opinion leader, politici, tecnici di settore. Se facciamo mente locale sul nostro stile di vita attuale ci accorgiamo come non ci sia una rivoluzione in atto, la realtà è che la rivoluzione è già finita, siamo già “oltre il confine”. I nativi digitali sono oramai teenager, non abbiamo bisogno di “andare online” ma lo siamo costantemente, riusciamo a fare qualunque cosa a qualunque ora del giorno e in qualunque posto con i nostro devices.
Il non accorgerci di essere oramai “oltre la frontiera” spesso fa cadere nell’errore che certe cose possano essere separate, fa nascere convinzioni che ci sia una netta separazione tra attività digital e tradizionali, che il marketing e la comunicazione possano dividersi in due specie distinte. Tutto questo non è vero, le cosiddette attività digital e le cosiddette attività tradizionali sono il sostegno le une delle altre e, soprattutto nel marketing, la distinzione è sempre meno netta.
Negli ultimi mesi abbiamo fatto spesso incontri di formazione e siamo stati relatori a seminari sul fundraising e ogni volta abbiamo sottolineato l’importanza dell’utilizzo delle attività digital a sostegno della raccolta fondi. Però ci teniamo a precisare come queste strategie debbano essere inserite in una visione più ampia, in progetto globale di comunicazione a lungo termine, altrimenti rimangono solo sterili attività sfruttate in casi di emergenza e poi lasciate al proprio destino. Ed è per questo che Myfundraising nasce dall’unione di competenze in campo direzionale e strategico e di competenze di tecniche e di comunicazione digitale, perché crediamo che sia l’unico modo per uscire dal “vecchio pensiero”, togliere i paraocchi e dare un nuovo significato al termine “raccolta fondi”.