Uno dei problemi principali avvertiti dalle organizzazioni che raccolgono fondi è che i processi di miglioramento sono lenti e i risultati spesso stentano ad arrivare.
Sappiamo naturalmente che si tratta di un processo normale e che le fonti del miglioramento delle performance risiedono in vari fattori, interni come esterni all’organizzazione, relativi ad aspetti più di carattere strategico o, al contrario, più di taglio operativo, di risorse disponibili da investire, di capacità di controllo dei processi, di reputazione dell’organizzazione, di scelta dei canali di promozione, della ‘competizione’ con altre organizzazioni presenti sul territorio o similari per missione e causa promossa ecc.
Questo naturalmente costituisce una verità e chi propone (o millanta) di avere strepitose soluzioni immediate e vincenti per moltiplicare i risultati della raccolta fondi, sta mentendo o sa di mentire. I processi di miglioramento sono senz’altro lenti, ma uno dei problemi principali è che spesso sono lenti a causa delle stesse organizzazioni.
Facciamo un esempio: spesso capita che le organizzazioni si interroghino su come ampliare la propria raccolta fondi e si imbattano (magari perché suggerito da un consulente) nella necessità di adottare un database donatori. Sappiamo che senza uno strumento e una modalità costante di classificazione, analisi, ricerca sul database donatori, il fundraising non trova la giusta strada per crescere. Ebbene, altrettanto di sovente, le organizzazioni si fermano a questo punto, immaginando magari percorsi (o scorciatoie) più rapidi e meno costosi.
Queste situazioni costituiscono veri e propri ‘blocchi’ per le organizzazioni che pur ravvisando la necessità di innovare non compiono il passo fondamentale per farlo, avviare il percorso. Se non muovi il primo passo, potremmo dire con un’ovvietà, non potrai fare neanche il secondo e così via. Il primo fondamentale requisito che pertanto è richiesto per chi vuole innovare è la determinazione nella direzione del cambiamento. Se vuoi migliorare, se vuoi aumentare, se vuoi intraprendere nuove strade, devi cambiare qualcosa. Non c’è alternativa a questo assunto. Devi cambiare qualcosa.
Il secondo punto è che devi farlo ora. Senza esitare, fallo e basta. Sbaglierai? Possibile, ma hai comunque fatto un passo in avanti che ti consentirà di farne un altro correggendo il primo. Se non fai neanche il primo certo non correrai il rischio di sbagliare, ma le cose resteranno come sono o, peggio, daranno progressivamente risultati meno soddisfacenti.
Allora la questione è anzitutto di metodo. Myfundraising propone un metodo innovativo e pragmatico, fondato sui più diffusi modelli di gestione per la qualità che andiamo ad applicare alla strategia principale di raccolta fondi dell’organizzazione.
Eccolo brevemente in cinque punti:
- Chiediamo al board dell’organizzazione la condivisione del metodo e degli obiettivi che saranno definiti, la disponibilità a seguire le indicazioni che verranno fornite, l’impegno a fare ogni sforzo con noi per attuare quanto abbiamo condiviso. L’intero percorso vedrà alcuni momenti nei quali formalizzeremo gli impegni reciproci e avremo modo di valutare i vari aspetti, inclusi i risultati, in modo partecipato. Soprattutto formeremo una squadra, un team di lavoro, sarà la risorsa principale per attuare il cambiamento.
- Cominciamo a lavorare a partire da alcune metodologie condividendo un albero dei problemi e un albero di obiettivi, con ipotesi e precondizioni. Individuiamo quindi un piano operativo con obiettivi di miglioramento sostenibili e raggiungibili in un tempo breve (da uno a tre mesi). Predisponiamo una WBS (Work Breakdown Structure) con la quale definiamo attività e compiti e un Diagramma di Gantt, con il quale stabiliamo la sequenza delle azioni e la loro durata. Mezzi, costi e la definizione di indicatori specifici completa il logical framework del nostro progetto.
- Un nostro consulente farà da project manager e sarà responsabile dell’attuazione del piano operativo. Tutti coloro che saranno coinvolti avranno compiti ben definiti e tempi di attuazione assegnati. Tutto il team avrà la giusta motivazione per conseguire, insieme, il risultato atteso.
- Arriva la fase di realizzazione, è il momento in cui tutto il team di lavoro sarà impegnato nell’attuazione del piano, azione dopo azione. Tutto sarà adeguatamente monitorato per mantenere dritta la barra sul piano di lavoro e verificare i risultati conseguiti. La valutazione finale consentirà di vedere quale cambiamento saremo stati in grado di produrre.
- Comunichiamo a tutti il nostro lavoro. Sarà stato un lavoro impegnativo, ma siamo certi anche molto produttivo. E sarà senz’altro la premessa per un nuovo piano!
Cerchiamo a questo punto di anticipare una domanda che probabilmente caro lettore ti starai facendo. Ma quanto costa? Riusciamo a condividere con i consulenti il rischio connesso con il lavoro da fare?